sabato 5 settembre 2015

Profughi e confini (Davide Giacalone)

Sul dramma dell'immigrazione, propongo un articolo che mi pare possa 
​essere di ​interess​e, per cercare di leggere con razionalità il problema.

F​rancesco Maria Mariotti
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"(...) La Germania ha unilateralmente deciso di accogliere i siriani, conquistandosi un posto nella bacheca della bontà. E’ stata una scelta in contrasto con l’ipotesi di una politica europea comune, proprio perché unilaterale. Sta di fatto che, da quel momento, complice l’enorme pressione sulle frontiere ungheresi, tutta la riflessione sull’immigrazione è concentrata sui siriani. Errore.

Intanto perché i profughi, quindi coloro i quali hanno diritto ad essere soccorsi e accolti, non vengono solo da lì. Se si vuole una politica comune si deve parlare tutti e di tutti, altrimenti si tratta di una scelta politica fatta da un solo Paese. Non c’è alcun dubbio sul fatto che i profughi abbiano diritto all’asilo.
I problemi sono tre: a. chi sono, come li si riconosce; b. quale è il limite oltre al quale vanno redistribuiti non solo dentro l’Ue, ma anche fuori, perché troppi; c. quale è la condizione in cui ci si pone il problema della guerra che li fa scappare, lavorando per farla cessare, il che comporta considerare come propria la guerra all’Is e come non desiderata l’alleanza di Assad. E comporta che ai turchi che si decidono a non offrire più coperture all’Is non si consenta di bombardare i curdi. Questi sono i dilemmi da affrontare, se dietro al piagnucolio non s’intende coprire le decisioni politiche di altri.Le quote obbligatorie hanno un senso a fronte della comune politica, altrimenti, sia nella versione accoglienza che in quella del pagamento, in vil denaro, per mancata accoglienza, diventano supporto a politiche estere non comuni. 

​(...) ​Se è problema comune allora comune deve essere la politica d’accoglienza, il che comporta comune amministrazione delle frontiere esterne, salvaguardando le conquiste (Shengen) in quelle interne.Se così non si procede non solo l’invocazione di più Europa e più integrazione si traduce in un gargarismo ipocrita, ma l’Italia si troverà in guai peggiori, perché il resto della pressione migratoria, fatta di gente in carne e ossa, di drammi umani, di bambini proiettati verso la speranza di una vita migliore, resterà problema di chi li vede alla propria frontiera, di chi va a salvarli dalla morte per annegamento, di chi deve sobbarcarsi il gravosissimo e necessario compito di rifiutarli e rispedirli indietro. Non essendo neanche in grado di farlo. (...)"

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