lunedì 28 aprile 2014

Le mille leggende sul Fiscal Compact (da Linkiesta)

Articolo molto interessante: è un po' lungo e complesso, ma merita; il concetto centrale è che nel nostro dibattito pubblico si sta parlando in modo molto impreciso del Fiscal compact.

Francesco Maria Mariotti

"(...) Il Fiscal Compact non obbliga affatto al pareggio di bilancio, inteso come deficit zero, e quindi entrate finali della pubblica amministrazione uguali alle uscite finali in ogni anno. Non lo fanno i regolamenti comunitari che costituiscono l’impianto normativo Ue sul coordinamento delle politiche di bilancio[1], né tantomeno lo fa la nostra Costituzione dopo la modifica dell’art.81 avvenuta nel 2012. Né, infine, lo fa l’ultimo tassello normativo, la legge attuativa 243/12.
Basta ad esempio leggere il Trattato (art.3) per comprendere innanzitutto che quello che viene chiamato “pareggio” non è pareggio. Il deficit (dopo vedremo quale) deve essere pari a quello che viene definito Obiettivo di Medio Termine (Mto, nell’acronimo inglese), fissato dal Regolamento UE n.1175/2011. Tale norma fissa il Mto allo 0,5% del Pil per i paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 60% e all’1% per i paesi con un debito inferiore a tale soglia. Per l’Italia dunque il vincolo prescrive come limite inferiore un deficit allo 0,5% del Pil, non a zero. Si tratta di una differenza di quasi 8 miliardi di euro, non esattamente un’inezia.(...)"


venerdì 4 aprile 2014

Il Quantitative Easing Della BCE


A questo link trovate il testo della conferenza stampa di Mario Draghi


La Bce, per ora, spiega solo che deve pensarci ancora. Eurolandia, ha spiegato Draghi, è un sistema economico molto dipendente dalle banche e questo impone di disegnare bene il suo quantitative easing, che non potrà essere analogo a quello degli Stati Uniti. Negli Usa, gli acquisti di titoli finanziari ha un effetto diretto sull'economia reale perché la maggior parte dei finanziamenti alle imprese passa attraverso il mercato finanziario. Nell'Unione monetaria c'è invece il filtro delle banche, che ha reso utili a metà le maxi iniezioni di liquidità del 2011 e 2012. Non può essere un caso se, rispondendo a una domanda sulle specificità di un quantitative easing Bce, Draghi ha subito fatto riferimento all'Asset quality review, l'esame degli attivi delle banche.
 
di Riccardo Sorrentino - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/DiUe5
 
Le dichiarazioni degli ultimi giorni non devono però far pensare che l'uso del Qe sia imminente. Anzi tutto, il presidente della Bce, Mario Draghi, ha precisato ieri che l'uso della politica monetaria convenzionale, quindi il taglio dei tassi d'interesse, non è esaurito. Il che farebbe pensare che la Bce voglia battere questa strada prima di imbarcarsi in decisioni molto più controverse come il Qe. Non è un caso che alla vigilia del consiglio, due economisti tedeschi ortodossi, Michael Heise di Allianz, e Jörg Kraemer, di Commerzbank, siano intervenuti separatamente per contestare questa opzione. Non c'è dubbio che, nonostante il cambio di atteggiamento della Bundesbank (peraltro con molte condizioni e puntualizzazioni), il Qe resti politicamente esplosivo in Germania.
 
di Alessandro Merli - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/dmjec
 
C'è un'altra opzione: la Bce potrebbe attuare la politica monetaria ultra espansiva acquistando titoli pubblici a massima sicurezza (Tripla A), emessi da Paesi non appartenenti all'Unione monetaria (Australia, Canada, Norvegia, Svezia, Svizzera, Regno Unito). La manovra avrebbe un impatto fiscale nullo sui Paesi dell'Unione, ed in più avrebbe un effetto collaterale da molti gradito: spingere verso il basso il tasso di cambio dell'euro. L'espansione monetaria non avrebbe però l'impatto ravvicinato con le emittenti privati. Le due opzioni - titoli privati o titoli pubblici non Euro - potrebbero peraltro essere complementari, sommando i potenziali vantaggi.
 
di Donato Masciandaro - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/Dya0J