mercoledì 31 luglio 2013

BCE, sì di Draghi alla pubblicazione dei verbali del Consiglio direttivo

(...) Se il progetto venisse realizzato, si tratterebbe della rottura di un tabù gelosamente custodito finora all’interno degli archivi strettamente stop secret dei banchieri centrali europei. Tempo fa Draghi aveva promesso alla Süddeutsche Zeitungl’intenzione di spiegare più in dettaglio le operazioni di politica monetaria e non standard della Bce. E ieri, in un’intervista al quotidiano di Monaco di Baviera, ha detto di ritenere la pubblicazione dei verbali «uno dei prossimi passi necessari» da compiere. E per questo, ha preannunciato che «il board della Bce sottoporrà una proposta in merito alla discussione e alla decisione del Consiglio direttivo».

In seno al direttorio, almeno tre degli altri cinque membri si sono già pronunciati a favore del progetto di maggiore trasparenza, attraverso la pubblicazione dei verbali segreti. Il primo era stato, alcuni giorni fa, il capo economista Peter Praet (in un’intervista al Corriere della Sera), seguito l’ultimo fine settimana dal membro francese Benoit Coeuré e da quello tedesco Jörg Asmussen. E quest’ultimo aveva sostenuto perfino che «i verbali (pubblicati) dovrebbero contenere anche il nome di chi ha votato a favore (di una decisione) e con quale motivazione».(...)

Bce , sì di Draghi alla pubblicazione dei verbali del Consiglio direttivo

31 luglio 1919: nasce Primo Levi

(...) Nato il 31 luglio del 1919 a Torino, da genitori di religione ebraica, Primo Levi si diploma nel 1937 al liceo classico Massimo D’Azeglio e si iscrive al corso di laurea in chimica. Riesce a laurearsi nel 1941 , a pieni voti e con lode ma sul diploma di laurea figura la precisazione: "di razza ebraica". Comincia così la sua carriera di chimico, che lo porta a vivere a Milano, fino all’occupazione tedesca. Il 13 dicembre del 1943 viene catturato  e successivamente trasferito al campo di raccolta di Fossoli dove comincia la sua odissea. Nel giro di poco tempo, infatti, il campo viene preso in gestione dai tedeschi, che deportano tutti i prigionieri ad Auschwitz. È il 22 febbraio del '44:  questa data che nella vita di Levi segnerà  il confine tra "prima" e "dopo". "Avevamo appreso con sollievo la nostra destinazione. Auschwitz: un nome privo di significato, allora e per noi".  (...)

Primo Levi, lo scrittore testimone della Shoa (dal sito Gariwo)

L'importanza dei fatti, delle misurazioni indipendenti, della scienza

(...) I fatti sono un’invenzione recente, non c’erano nemmeno le parole per indicarli. Factum: quello che è stato fatto. Nel 400 d.C. San Girolamo tradusse il Vangelo di Giovanni, 1:14: Verbum caro factum est, E il verbo si fece carne. Factum: da fare, quello che è stato fatto. Non sono un latinista, anzi giusto per rispettare i fatti: per quattro anni sono stato rimandato al liceo. Prendo questa informazione da La stanza intelligente di Weinberger (Codice Edizioni). In alcuni periodi fatto significava fatto disdicevole. Poi è arrivato Bentham e l’utilitarismo. Nel 1819 la Casa dei Comuni britannica discusse un nuovo disegno di legge sugli spazzacamini. I progressisti sostenevano che non fosse giusto far lavorare i ragazzi con meno di 14 anni, mentre i conservatori insistevano che era meglio che i bambini lavorassero «anziché vederli alla prese con imbrogli e furti oggi così comuni tra i maschi di tenera età», come diceva Thomas Denman. Mr. Ommaney era convinto che per i giovani spazzacamini (di otto anni) non ci fosse nessun problema: lui li aveva visti, erano vivaci, allegri e contenti. E Denman rilanciava: a quell’età hanno pure la costituzione fisica perfetta per pulire i camini. I progressisti combatterono le impressioni di Ommaney esibendo delle prove fattuali, e cioè le statistiche mediche che affermavano altro: i giovani spazzacamini esibivano tutti i sintomi della vecchiaia precoce. Erano le statistiche a dirlo: statistiche, dalla radice stat,Stato: un insieme di informazioni di Stato, indipendenti da opinioni e conclusioni personali.
Adesso facciamo presto a dire i fatti e a prendere in giro le statistiche (anzi chi è che non cita Trilussa e il pollo) e l’utilitarismo, ma fino all’Ottocento avevano la meglio i ricchi che, per lo più, esercitavano il potere basandosi sulle proprie impressioni e sulla autorità che il proprio status gli attribuiva. Poi arrivò Bentham. Secondo Bentham il piacere e il dolore influenzano in uguale misura la nostra vita, quindi il criterio per giudicare un’azione è stabilire se produca «la massima felicità per il maggior numero di persone». Il principio di Bentham applicato al caso dei giovani spazzacamini significava, per esempio, che la felicità del duo Denman/Ommaney (usare piccoli di otto anni per pulire il proprio camino) non contava più della felicità dei ragazzini (poveri). Con questa nuova filosofia lo Stato non poteva più basare le sue azioni sulle impressioni di quelli come Ommaney (ho visto anche gli spazzacamini felici), ma doveva impegnarsi ad accrescere la felicità generale. Per prima cosa doveva capire com’era davvero la vita dei cittadini, c’era bisogno di fatti, e di metodologie per accertarli. Fu il tempo dei libri azzurri, i rapporti sulla povertà, la criminalità, l’istruzione. Libri pieni di aneddoti, storie, interviste e tabelle statistiche: fatti su fatti, e anche se i metodi statistici non erano così raffinati, alla fine hanno vinto i progressisti.(...)