martedì 27 maggio 2014

Chi Governa Il Mondo? (una lezione di Sabino Cassese - da Firstonline.info)

Segnalo un interessante intervento di Sabino Cassese, che spiega molto bene la complessità degli intrecci decisionali nel mondo "globalizzato". Visto che siamo in ore in cui rischia di tornare l'illusione che la politica possa facilmente decidere dei destini degli uomini, è bene immergersi nella rete non semplice che ci accompagna quotidianamente.

FMM

Potrebbe lo stato del Massacchussets, preoccupato dall’innalzamento del livello del mare, affrontare da solo il problema del global warming? Potrebbero gli Usa governare da soli internet? E ancora, potrebbero i giapponesi affrontare il problema di preservare il tonno, specie per definizione migratoria? Può un solo Stato combattere il problema del terrorismo globale? Con queste domande Sabino Cassese, giudice della Corte Costituzionale e professore emerito di “Storia e teoria dello Stato” alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ci introduce nel mondo della complessa governance globale durante l’incontro “Conversazioni in Borsa”, organizzato a PiazzaAffari dall’associazione The Ruling companies. 
La risposta a queste domande, precisa Cassese, è ovvia: “C’è un ordine di problemi che va oltre lo Stato, che richiede soluzioni a livello globale che sono state trovate in regimi regolatori globali”. E così sono nate autorità sovranazionali che regolano alcuni problemi in alcuni settori: da internet con l’Icann, all’Onu, passando per il tonno e la finanza con la Basel Committee. (...)


“Di fronte alla domanda ‘chi governa il mondo?’ – afferma Cassese – è sbagliata sia la risposta ‘gli Stati più potenti come Usa e Cina’, sia ‘le organizzazioni sovranazionali’. C’è uno spazio in cui si alternano in maniera dinamica queste due realtà”. Il paragone va a un quadro di Jackson Pollock, dove le linee si distribuiscono come un marble cake (ossia un dolce dai tratti indefiniti). Tradotto: non illudiamoci di pensare che ci siano livelli di governo. “Si sta costruendo una rete complicatissima – spiega Cassese – in cui le linee salgono, scendono e si intersecano. Oggi ci sono sempre più multiple legittimazioni, fenomeni che una volta erano impensabili”. 
Cassese cita il cosidetto “Governing by indicators”, ossia la tendenza sempre più presente di fare riferimento a degli indicatori in cui ci si colloca in un contesto globale e ci si misura in relazione agli altri Stati. E il “Government to government trade”, ossia la pratica di scambiarsi servizi tra Stati (per esempio la Francia gestisce le valute di alcuni Stati Africani). “Il senso del discorso – spiega Cassese - è che abbiamo un quadro molto complesso del quadro Multi level government, non ci sono più piani, piuttosto un’intersecazione dei poteri a seconda dei settori. Per comprendere questa realtà bisogna abbandonare i vecchi paradigmi”. (...)


Per regimi regolatori si intendono quattro diverse tipologie: le organizzazioni internazionali, i network di regolatori nazionali come il Comitato di Basilea, i regolatori privati e i regolatori ibridi. I regimi regolatori globali fissano standard, fanno attività di esecuzione o di controllo di esecuzione, svolgono attività di risoluzione dei conflitti. “Hanno i tre poteri fondamentali degli Stati secondo Montesquieu: normativo, esecutivo, giudiziario”, rileva Cassese, “ma hanno un problema: chi le legittima? Non tutte sono costituite da Stati nazionali come l’Onu, molte autorità sono istituite da altre autorità. Si autogenerano. Ma chi le autorizza? In Europa è quello che si chiama deficit di democrazia rappresentativa”. 

E qui, fa notare il giurista, si supplisce con “tre surrogati della democrazia rappresentativa” che costituisce il tallone d’Achille delle organizzazioni sovranazionali. In altre parole, queste realtà prima di prendere decisioni fanno consultazioni, creano panel, raccolgono opinioni. In secondo luogo, modificano ”l’orizzontal accountability. A che titolo gli Stati europei entrano negli affari della Turchia?”, si chiede Cassese rispondendo che “ogni struttura nazionale non è più responsabile solo nei confronti di un popolo ma verso altri Stati e organizzazioni internazionali”. Il terzo surrogato, infine, sono le Corti Costituzionali.(...)

In questo quadro attuale così complicato la principale qualità del politico è avere la dote del negoziatore. “Parlando in generale a livello mondiale prevale chi ha capacità da negoziatore, chi conosce bene i dossier, qualcuno che vada un po’ oltre la conoscenza della lingua napoletana, conosca un po’ le altre culture e abbia la capacità di dialogo. I nostri politici non sono preparati a questo perché la negoziazione non è la loro forza”, è l’identikit del politico delineato da Cassese in risposta a una domanda di un giornalista. 

Infine, sollecitato da una domanda del professor Giacomo Vaciago, Cassese riflette sul rapporto tra governo e comando: si può governare senza comandare, rileva Cassese, portando come esempio le misure retaliatorie del Wto che non ha il potere di imporre agli Stati Uniti una legge o cancellarne una francese. Perché nel mondo ci sono dei circuiti secondari, qualcosa in via di sviluppo, che ci fa ripensare l’idea del comando, ossia la possibilità di ottenere lo stesso risultato senza il comando. “Il governo mondiale – conclude Cassese - deve essere esercitato nel modo in cui i Papi esercitano il loro potere, ossia senza cararmati”.


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