sabato 7 dicembre 2013

Rischio Italia? Crisi Oltre Il Livello Di Guardia?

Chiusi i seggi delle primarie Pd, che sembrano attrarre attenzione oltre il loro reale valore politico, e indipendentemente da chi vincerà, è urgente per tutti volgere lo sguardo alle tensioni del Paese: si annunciano giorni difficili, sia a livello nazionale che internazionale (vd. articoli che seguono). In un momento in cui l'accordo storico del WTO potrebbe far ben sperare nelle prospettive per la crescita mondiale, l'Italia sembra non essere ancora pronta per rimettersi in piedi.

La combinazione di instabilità politica - dovuta in parte alla ecessiva sopravvalutazione degli effetti della sentenza della Corte costituzionale (è segno innegabile di crisi del pensiero politico, se si dipende troppo dalle regole), in parte al già citato eccesso di attenzone alle primarie del Pd - e proteste contro la crisi economica - su cui paiono volersi innestare movimenti interessati allo sfascio - può essere fatale per la nostra democrazia.

Paradossalmente i momenti di "uscita" da una crisi possono essere i più rischiosi: perché si percepisce il cambiamento, ci si muove disordinatamente per tentare di coglierlo, ma magari si perde l'occasione (o non si è capaci di gestire il momento), e la scossa impressa alla comunità - causa perdita dell'equilbrio - diventa una caduta più rovinosa. E il progresso visto in nuce diventa reazione violenta. Per questo è sempre negativo - e alfine reazionario - predicare una rivoluzione senza avere gli strumenti per porla in essere. 

Non è per amore di stabilità fine a se stessa, che personalmente preferisco per i prossimi mesi questo governo (anche se sono evidenti tutti i suoi limiti), ma perché la partita che vede coinvolto il nostro Paese anche in Europa (si legga Cingolani su Linkiesta, forse un po' troppo sbilanciato sul passato, ma interessante) è di fondamentale importanza. 

In una fase storica in cui l'antieuropeismo sta diventando uno slogan troppo facile, la politica non deve diventare la cassa di risonanza del malumore, ma la guida concreta di un cambiamento di strategia. E questo non avviene a colpi di slogan (tanto il manifestante urlerà sempre più forte del politico di governo), ma con piccoli passi, purché tangibili.

Nei prossimi giorni potranno certo esserci incidenti, anche gravi; ma se Presidenza della Repubblica, Governo (che è nel pieno dei suoi poteri), Parlamento (che non è delegittimato), partiti e rappresentanze sociali responsabili, forze dell'ordine e d'intelligence sapranno coordinarsi pur nella diversità dei ruoli, l'inevitabile tensione potrà essere gestita. 
Abbiamo superato momenti ben peggiori: non prevalga la paura.

Francesco Maria Mariotti

(...) Questo non vuol dire che la storia si ripeta. Rispetto a due anni fa oggi esistono strumenti come il meccanismo salva stati che rappresenta senza dubbio un passo avanti rispetto alla lettera del trattato. Non è gratis, gli aiuti vengono concessi a dure condizioni, ma alla fin fine sono le stesse della lettera inviata dalla Bce il 5 agosto 2011 a Italia e Spagna senza che fosse accompagnata da nessun assegno. Inoltre, oggi la congiuntura migliora, anche se troppo lentamente, come ha ricordato giovedì scorso Mario Draghi. Il presidente della Bce sostiene di avere ancora una intera santabarbara a disposizione per soffocare ogni ulteriore attacco all’euro. Tuttavia ha glissato sulle domande a proposito dell’unione bancaria e delle operazioni per rafforzare le banche (compresa quella italiana). Conosce bene le insidie delle prossime settimane e incrocia le dita perché il consiglio europeo non si chiuda, come sembra probabile, rinviando di altri sei mesi tutte le questioni calde. Se sarà così, allora davvero c’è da aspettarsi che l’area euro torni a ballare. Incombe sempre, del resto, la sentenza dell’alta corte tedesca sulle Omt, le Outright monetary transactions, in sostanza l’acquisto di titoli pubblici sul mercato secondario, un altro strumento per spegnere i fuochi della speculazione. (...)

La parola d’ordine? «Demolire il sistema. Polentoni e terroni, destra e sinistra saranno con noi, in piazza, a partire da domenica notte, e andremo avanti fino a quando questa classe politica fatta di cialtroni e delinquenti non andrà a casa». 
Mariano Ferro é uno dei leader storici del movimento dei «Forconi», che nel 2012 paralizzò la Sicilia. «Tre giorni fa dissi al prefetto di Catania che l’Italia stava per diventare una nuova Grecia. E il prefetto mi rispose: “Lo so”. Vedrete quello che succederá...». Minaccioso come lo può essere l’Etna di questi giorni con le sue eruzioni, il leader dei Forconi disegna scenari apocalittici a partire dalle prossime ore. A partire da domani notte, con presidi e blocchi di strade, autostrade, ferrovie e porti in tutto il Paese, dalla Sicilia al Nord, da Torino a Verona a Modica e Pozzallo. (...)

Una protesta capillare che rischia di degenerare. È questo il timore degli analisti del Viminale alla vigilia della manifestazione organizzata dagli autotrasportatori e dal «movimento dei forconi», alla quale potrebbero aderire pure i Cobas. Sono oltre trenta i presidi già pianificati da domani sera nelle strade e nelle piazze di tutta Italia. Ma il vero pericolo riguarda i blocchi stradali e ferroviari per paralizzare completamente la circolazione in alcune regioni, prima fra tutte la Sicilia, proprio come accaduto lo scorso anno. Perché i segnali captati negli ultimi giorni parlano di possibili infiltrazioni dei gruppi di estrema destra, determinati a compiere «azioni di resistenza passiva». Ma anche di una mobilitazione «non governata dalle principali sigle sindacali di categoria che dunque potrebbe gravi conseguenze». (...)


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