sabato 9 novembre 2013

Ritornare a Occuparsi delle ex-Colonie?

Non è una novità, già in passato se ne è parlato, e forse è solo la parola "colonie" che può "spaventare" un po', far pensare che dobbiamo tornare a occupare altri paesi.

Naturalmente non è questo; al di là della prima impressione il ragionamento è molto semplice: ci sono "naturali" (diciamo così) "zone di influenza" di ogni paese, che in qualche modo corrispondono a quelli che erano appunto possedimenti coloniali, e che comunque rimangono legate alla nostra storia, pur se in modo diverso. 

Anche l'operazione Pellicano (1991-1993) in Albania, in qualche modo rispondeva a questa logica, anche se forse non ancora esplicitamente. Oggi ne parliamo un po' più apertamente, e dovremmo anche intuire che - al di là di una logica di "prevenzione" (anche rispetto all'immigrazione) - ritornare protagonisti anche in suolo africano può assumere un valore ulteriore in termini di orizzonte anche per la nostra economia, oltre che per la nostra politica estera. Vale per la strana missione in LIbia, potrebbe e dovrebbe valere anche per altre situzioni.

In ogni caso le nostre ex-colonie, attraverso i migranti, continuano a essere nostre compagne di viaggio. Conviene non subire questa "vicinanza" e tentare di renderla un buon affare per tutti, Europa compresa.

FMM

In Europa c’è chi pensa che l’Italia dovrebbe fare di più. Dicono che la tragedia di Lampedusa ha messo a nudo tutte le debolezze della politica comune dell’immigrazione e non solo. A Roma i paesi del Nord contestano il basso numero di rifugiati accolti, lo fanno senza considerare che da noi non si arriva in aereo ma salvati uno a uno in alto mare, però lo fanno. 

Nei palazzi dell’Ue c’è invece chi imputa al governo un’eccessiva timidezza diplomatica. «Avete titolo per avviare un processo mirato a fermare le partenze dei migranti in Somalia ed Eritrea», dicono a Bruxelles: «Compito duro, certo, ma vedete altra possibilità?». La task force di tecnici che lavora per rafforzare il pattugliamento di Frontex nel Mediterraneo è riconvocata per il 20 novembre, due settimane prima della riunione dei ministri degli Interni che tenterà di scrivere il percorso verso una e più efficace strategia europea. Molti temono che non basti e che l’ondata migratoria si gonfierà in inverno per riversarsi in Sicilia quando la buona stagione calmerà il mare. Bisogna farli restare a casa. Coi siriani - 15 mila solo in Libia - «c’è nulla da fare», dicono a Bruxelles. Ma coi profughi del Corno d’Africa, lo scenario appare diverso. (...)

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