mercoledì 6 novembre 2013

New York, ma non solo

(...) Al prossimo primo cittadino spetta un compito assai arduo: che cosa significa amministrare New York?  
«Significa gestire, dal punto di vista economico, la prima potenza urbana al mondo con un giro d’affari complessivo che si colloca sui 657 miliardi di dollari l’anno».   
In termini finanziari quali cifre si trova ad amministrare il sindaco?  
«Deve vedersela con il budget comunale più ricco degli Stati Uniti. Le spese annuali per la città di New York ammontano a 61 miliardi di dollari, con un gettito in termini di tassazione locale di 27 miliardi di dollari l’anno, a cui si sommano fondi versati dallo “Stato dell’Impero” e dal governo federale per 14 miliardi di dollari». (...)


(...) Economia
Punta a spostare risorse dalle agevolazioni fiscali alle aziende al miglioramento del sistema universitario cittadino e ai prestiti per le piccole e medie imprese. Altro obiettivo è l’espansione della rete di scuole superiori così da creare un collegamento tra gli studenti, il sistema universitario e posti di lavoro disponibili che garantiscano un compenso sufficiente per sostenere una famiglia”. Intende varare misure per aumentare i salari e i benefit dei lavoratori che hanno gli stipendi più bassi, promuovere il pagamento dei giorni di malattia, la maternità retribuita, il salario minimo locale e una legge per il “real living wage”. Per quanto riguarda l‘edilizia, vuole ridurre la portata della legge che garantisce sgravi fiscali a costruttori di condomini di lusso. In questo De Blasio è un forte critico delle politiche del sindaco Bloomberg. L’obiettivo del candidato primo cittadino è restringere tal incentivi ai progetti che creano abitazioni per il newyorkese medio.(...)



De Blasio trionfa a New York, Christie vince una facile rielezione in New Jersey e in Virginia McAuliffe la spunta per poche migliaia di voti. Sono i primi e più importanti verdetti dell’Election Day 2013 che proiettano l’America verso le presidenziali del 2016.  
La Grande Mela brucia tutti negli exit poll: il candidato democratico travolge il repubblicano Lotha poco dopo la chiusura dei seggi. Una valanga di voti, in ogni aerea e settore dell’elettorato, accompagnano la svolta di New York dal miliardario Michael Bloomberg all’ultraliberal De Blasio. Per Andrew Cuomo, governatore dello Stato, è “una vittoria della città perché la vita e famiglia di De Blasio riassumono New York”. Facile anche l’affermazione del repubblicano Christie in New Jersey che, sfiorando il 60 per cento dei suffragi nelle proiezioni, ottiene una conferma che tiene alte le aspettative sulla corsa alla nomination nel 2016. Il New Jersey è uno Stato democratico ma Christie piace perché è moderato.  


"Newyorkesi, oggi avete detto chiaro e forte che volete che la città imbocchi una nuova direzione", ha detto il nuovo sindaco, 52 anni, da Park Slope, a Brooklyn, dove ha salutato la folla parlando in inglese, spagnolo e dicendo qualche parola in italiano. "E' impossibile sbagliare: la città ha scelto la via progressista e stanotte la imbocchiamo, insieme", ha detto.



Bill è una persona pragmatica e sa bene che creare deficit e debito non sono politiche sane. Egli però, a ragione, crede fermamente sia arrivato il momento di affrontare il nodo fondamentale delle società occidentali e che il laisser faire tout court ci sta affondando. Si tratta della disuguaglianza. Siamo arrivati ai livelli degli anni 20-30 e New York è esempio mondiale di questo problema. È la città dove si concentra il più alto numero di milionari e il 40% della popolazione vive vicino o sotto la soglia di povertà. Qui convivono il collegio della Camera più ricco del paese (parte dell'Upper East Side) con quello più povero (parte del South Bronx). La disuguaglianza a questi livelli non solo è ingiusta, ma ha anche effetti molto negativi sull'economia perché è sintomo di una compressione enorme dei livelli di reddito, e quindi di consumi, della classe media.

“Cosa significa oggi guidare questa città con la consapevolezza di arrivare da una famiglia di immigrati da lontano?”. Incontrando Michael Bloomberg in occasione dei Neighborhood Achievement Awards (riconoscimenti dedicati a coloro che hanno dimostrato imprenditorialità, creatività e lavoro di squadra per la città), cogliere l’occasione per chiedergli una prospettiva sulla sua versione del sogno americano in edizione ebraico-newyorkese, rappresentava una via obbligata. Fiero delle sue origini e della sua città, si è definito il sindaco della Grande Mela, tenendo a sottolineare come “nella maggior parte delle metropoli, i gruppi tendono a dividersi in base all’etnia, alla ricchezza, alla religione. A New York tutti si mischiano negli stessi quartieri: questo è ciò che la rende così cosmopolita. E non dimentichiamo che il 40 per cento di chi vive in questa posto è nato fuori dall’America. Una caratteristica incredibile”. Oggi l’era newyorkese di Bloomberg giunge al termine. - 


Ma non è solo questa l'elezione importante che si è tenuta in America ieri: il New Jersey ha eletto alla poltrona di governatore per un secondo mandato Chris Christie. Questa elezione è molto più importante di quella di New York perché rappresenta il primo passo di Christie verso la campagna per le presidenziali del 2016: e la strada per aggiudicarsi la nomination repubblicana è spianata. E in Virginia in uno scontro chiave per capire l'umore di uno stato di destra nei confronti del Tea Party, ha vinto il democratico Terry McAuliffe contro il repubblicano teapartista Cuccinotta. Gli appuntamenti elettorali in Virginia e New Jersey sono stati dunque chiave per capire l'umore del paese dopo lo shutdwon, dopo la chiusura del governo. E il messaggio per ora su base statale è quello di recupero del centro, di quel centro simboleggiato dalla leadership pragmatica, dura sul piano sindacale ma aperta per il dialogo di Chris Christie, anche lui con sangue italo americano, sua madre la signora Grasso è di origine siciliana. 

dal nostro corrispondente Mario Platero - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/Qcp9o

Martedì 6 novembre – il primo martedì di novembre, come da vecchia consuetudine – negli Stati Uniti si sono tenute diverse importanti elezioni e referendum locali. I risultati più significativi sono due ed erano entrambi attesi. A New York il democratico Bill de Blasio è stato eletto sindaco a larghissima maggioranza, diventando così il primo sindaco espresso dai democratici dal 1993 in una delle città più liberal degli Stati Uniti. Nel New Jersey, invece, il moderato Chris Christie ha ottenuto una facile rielezione, confermandosi come il politico repubblicano meglio posizionato in vista delle elezioni presidenziali del 2016. Ma ci sono stati anche altri voti significativi.

Chi ha vinto negli Stati Uniti (ilPost)

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