mercoledì 20 novembre 2013

Dall'Afghanistan alle megalopoli, la guerriglia futura sarà urbana (da ilSole24Ore)

I conflitti del futuro si svolgeranno nelle realtà urbane e non più in realtà rurali o sui monti deserti come quelli di Tora Bora in Afghanistan o della Sierra Maestra cubana. Le rivolte passeranno da piazza Tahrir al Cairo, come è avvenuto per le Primavere arabe, alle povere periferie di Rio de Janeiro in Brasile, agli slums di Lagos in Nigeria, a Bengasi in Libia, cioè nelle città più popolose del paese sotto scacco. «Un modello terzomondista di rivolta che verrà esportato presto in Occidente», spiega David Kilcullen, il "guru" dell'intelligence america in visita a Roma (...)

Nel caso delle rivolte arabe si è potuto notare, ad esempio in Egitto, un uso massicio dei social media, di occupazione di zone centrali dell'area urbana come piazza Tahrir, la funzione di tifosi di squadre di calcio, divenuti, in alcuni episodi, elementi di rivolte sociali. La sua teoria si chiama «del controllo competitivo», per cui la popolazione richiede stabilità e lo Stato deve essere in grado di fornirla sfidando l'offerta "concorrenziale" di quella di altri gruppi politici, terroristici come al-Qaeda o di gang deliquenziali come in Giamaica, che lo sfidano. Quando un'organizzazione, statale o non, riesce a fornire un'alternativa alla domanda di stabilità e sicurezza, questo è il momento dove il rovesciamento degli equilibri di forza è possibile. (...)

di Vittorio Da Rold - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/kl53c

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