sabato 19 ottobre 2013

Pensioni Dignitose. Il Rischioso Welfare Del Futuro

Accennavo giusto un anno fa al fatto che la rifiorma previdenziale era un "argomento che comunque fra qualche anno probabilmente dovremo riprendere in mano per capire se il valore delle nostre pensioni basterà a garantirci un'esistenza dignitosa". Non ero affatto originale (quasi mai lo sono), e in realtà il problema è come al solito che il dibattito Riforma Fornero-sì/Riforma Fornero-no nascondeva molti aspetti di lunga durata per i quali in ogni caso - come per tutte le vere riforme, che non sono decaloghi intoccabili (neanche il Decalogo "vero" - diciamo così - lo è, d'altro canto...) - si sarebbe dovuto ripensare ancora al meccanismo che tutela le persone in età non più lavorativa. 

Oggi quindi le dichiarazioni del ministro Giovannini non devono stupire, e devono piuttosto obbligarci a iniziare un ripensamento ulteriore su come intendiamo costruire il welfare futuro. Basterà rafforzare la parte privata della previdenza? E' dubbio, anche perché la parte privata si deve finanziare sottraendo soldi oggi a già magri stipendi. Riprendere un rafforzamento pubblico? Dipende da molti fattori, ma il rischio è di ritornare a distorsioni come le abbiamo vissute con il modello retributivo. 

La partita del welfare si gioca perciò anche su "come vogliamo vivere" la nostra vecchiaia, sul fatto che forse in futuro dovremo incentivare l'avvicinamento delle persone, il fatto che facciano rete. La coabitazione fra anziani soli, per esempio, incentivata per ridurre le spese. La creazione di quartieri "ad hoc" con la possibilità di gestire servizi in modo integrato, abbassandone i costi. Cose che già in parte vengono ipotizzate e forse anche sperimentate, ma che ancora faticano a prendere piede come consapevolezza pubblica. 

Richiamo in punta di piedi, perché temo molto la connessione delle cose (ma c'è, questa connessione purtroppo), il fatto che dobbiamo guardare con realismo il terribile problema del costo della sanità, che potrebbe portarci in futuro alla tentazione - grave - di un ripensamento dell'universalità del diritto alla salute, almeno inteso nel senso che debba essere sempre garantita a tutti e a tutte - indipendentemente da età e situazione personale - una cura. La china è molto scivolosa, e dobbiamo lottare perché il diritto alla salute sia sempre garantito, ma non è affatto scontato che possiamo vincere questa partita. 

La battaglia per un welfare per tutti è ancora dunque al centro dell'agenda politica europea e occidentale. Forse - approfittando del fatto che anche nei paesi che si stanno rafforzando economicamente questo tema sta diventando rilevante (vedi i conflitti in Brasile) - sta arrivando il momento di porre la questione al centro dell'agenda - mondo.

Francesco Maria Mariotti

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