mercoledì 25 aprile 2012

L'Italia, la Resistenza, la politica, il futuro (le parole del Presidente Napolitano)

(...) E richiamando le parole di Giacomo Ulivi, giovane di 19 anni condannato a morte e fucilato nella Piazza Grande di Modena il 10 novembre 1944, il Presidente Napolitano ha detto: "se fu possibile far rinascere l'Italia, lo fu perché in moltissimi - sull'onda della Liberazione - si avvicinarono alla politica, non considerandola qualcosa di 'sporco', ma vedendo la cosa pubblica come affare di tutti e di ciascuno. E invece oggi cresce la polemica, quasi con rabbia, verso la politica. E si prendono per bersaglio i partiti, come se ne fossero il fattore inquinante. Ma per capire, e non cadere in degli abbagli fatali, bisogna ripartire proprio dagli eventi che oggi celebriamo. Come dimenticare che proprio da allora, dagli anni lontani della Resistenza, i partiti divennero e sono per un lungo periodo rimasti l'anima ispiratrice e il corpo vivo e operante della politica? I partiti antifascisti furono innanzitutto la guida ideale della stessa Resistenza, che non si identificò con nessuno di essi, che non ebbe un solo colore, che si nutrì di tante pulsioni e posizioni diverse, ma dai partiti trasse il senso dell'unità e la prospettiva della democrazia da costruire nell'Italia liberata. E furono quei partiti i promotori e i protagonisti - sospinti dalla forza del voto popolare - dell'Assemblea Costituente, dando vita a quella Costituzione repubblicana che costituisce tuttora la più solida garanzia dei valori e dei principi che scaturirono dalla Resistenza. E anche quando si ruppe l'unità antifascista e la politica si fece aspra competizione democratica, furono i partiti, e fu la partecipazione dei cittadini a quel confronto, fu la partecipazione popolare alla vita politica e sociale che resero possibile uno straordinario progresso dell'Italia senza lacerazioni dell'unità nazionale. Sono poi venute, col passare dei decenni, le stanchezze e le degenerazioni - lo sappiamo - della politica e dei partiti. Questi non sono certo più gli stessi dell'antifascismo, della Resistenza e della Costituente : diversi ne sono scomparsi, altri si sono trasformati, ne sono nati di nuovi, e tutti hanno mostrato limiti e compiuto errori, ma rifiutarli in quanto tali dove mai può portare? Nulla ha potuto e può sostituire il ruolo dei partiti, nel rapporto con le istituzioni democratiche. Occorre allora impegnarsi perché dove si è creato del marcio venga estirpato, perché i partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo. E' questo che occorre : senza abbandonarsi a una cieca sfiducia nei partiti come se nessun rinnovamento fosse possibile, e senza finire per dar fiato a qualche demagogo di turno. Vedete, la campagna contro i partiti, tutti in blocco, contro i partiti come tali, cominciò prestissimo dopo che essi rinacquero con la caduta del fascismo : e il demagogo di turno fu allora il fondatore del movimento dell'Uomo Qualunque - c'è tra voi chi forse lo ricorda -un movimento che divenne naturalmente anch'esso un partito, e poi in breve tempo sparì senza lasciare alcuna traccia positiva per la politica e per il paese. Io ho ritenuto doveroso, e non solo negli ultimi tempi ma in tutti questi anni, sollecitare anche con accenti critici, riforme istituzionali e politiche ; e mi rammarico che si sia, in questa legislatura e nella precedente, rinunciato a ogni tentativo per giungere in Parlamento a delle riforme condivise. Oggi però si sono create condizioni più favorevoli per giungervi : anche per definire norme che sanciscano regole di trasparenza e democraticità nella vita dei partiti, compresi nuovi criteri, limiti e controlli per il loro finanziamento, e per varare una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti, e non di votare dei nominati dai capi dei partiti. In effetti, sono cadute non solo vecchie contrapposizioni ideologiche ma anche forme di sorda incomunicabilità tra opposte parti politiche, ed è dunque possibile oggi concordare in Parlamento soluzioni che sono divenute urgenti, anzi indilazionabili. Non esitino e non tardino i partiti a muoversi concretamente in questo senso. Guardino però tutti con attenzione ai passi per le riforme che si stanno compiendo e si compiranno da parte dei partiti, e non vi si opponga una sfiducia preconcetta e aggressiva".

"Prevalga - ha continuato il Capo dello Stato - dunque un serio impegno di rinnovamento politico-istituzionale e lo si accompagni, da parte dei cittadini, con spirito più costruttivo e fiducioso. Rinnovamento, fiducia e unità sono le condizioni per guardare positivamente a tutti i problemi economici e sociali che ci assillano e che presentano aspetti drammatici per le famiglie in condizioni più difficili, per quanti vedono a rischio il posto di lavoro e per quanti sono, soprattutto tra i giovani, fuori di concrete possibilità di occupazione. Ed è questo il nostro assillo più grande: aprire prospettive più certe e degne di lavoro e di futuro per le giovani generazioni. La politica, i partiti, debbono, rinnovandosi decisamente, fare la loro parte nel cercare e concretizzare risposte ai problemi più acuti, confrontandosi fattivamente col governo fino alla conclusione naturale della legislatura. Debbono fare la loro parte le istituzioni, dal Parlamento e dal governo nazionale ai Comuni, peraltro condizionati oggi da gravi ristrettezze. Dobbiamo fare tutti la nostra parte, con realismo, consapevolezza, senso di responsabilità, sapendo che le possibilità di ripresa e di rilancio dello sviluppo economico e sociale del paese, sulla base di una giusta distribuzione dei sacrifici necessari, sono legate anche a un grande insieme di contributi operosi e di comportamenti virtuosi che vengano dal profondo della società e ne rafforzino la coesione".(...)


http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Notizia&key=25304

mercoledì 18 aprile 2012

Non c'è una sola via (Paolo Savona, FULM.org)

(...) Kenneth Rogoff, noto per essere stato un bravo economista al Fini e alla Fed di Washington, ricorda agli europei, e quindi agli italiani, che l'eurozona non è un'area monetaria ottimale e, quindi, non può essere oggetto di una politica unica, alla tedesca; cita Bob Mundell, il Nobel che meglio di tutti ha approfondito il trattamento di queste aree difettose, nonché James Meade, che ha sottolineato quanto sia indispensabile il libero movimento della forza lavoro per correggere gli effetti negativi della non ottimalità, e Peter Kenen, che ha sostenuto l'indispensabilità della flessibilità dei cambi per assorbire gli shock esterni, e Maurice Obstfeld, il quale ha sottolineato «che, oltre ai trasferimenti fiscali, un'unione monetaria richiede regole chiare per il prestatore di ultima istanza».
Tutte cose che mancano nell'euroarea inducendo Rogoff a dire che «L'Europa potrebbe non diventare mai un'area valutaria ottima, sulla base di qualsiasi standard»; e conclude che «senza un'ulteriore integrazione politica ed economica, che forse potrebbe non includere tutti gli attuali membri della zona euro, l'euro potrebbe addirittura non farcela, anche entro la fine di questa decade».(...)

domenica 15 aprile 2012

La tentazione pericolosa della BCE (ilSole24Ore)

La Bce può obbiettare, con qualche ragione, che la politica monetaria non è lo strumento adatto per riequilibrare l'economia europea. Un taglio dei tassi di riferimento o una politica di espansione quantitativa chiamata in un altro modo non servono a migliorare la competitività delle traballanti economie del Sud Europa. È vero. Ma senza crescita economica difficilmente potrà esserci la volontà politica di prendere misure difficili a livello nazionale. - di Barry Eichengreenn - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/YXW1I

Strage di Brescia, ora il governo cancelli l'ultima ferita (Mario Calabresi su laStampa)

(...) Ora la verità storica dovrà colmare le lacune della giustizia mancata. Molta strada è stata fatta, tanto che sono chiare responsabilità e complicità, ma molto resta da fare, perché dagli archivi dello Stato possono ancora uscire carte importanti per dare un quadro definitivo della stagione delle stragi.

Ma prima di ogni altra cosa il governo Monti deve cancellare un insulto: deve farsi carico delle spese processuali, al cui risarcimento sono stati condannati i familiari delle vittime. E’ una cosa intollerabile, che richiede un gesto forte e chiaro.

Non è la prima volta che accade: già nel 2005, al termine dell’iter giudiziario per la strage di Piazza Fontana, alle parti civili - anche allora rimaste senza giustizia - la Cassazione chiese di pagare i costi del processo. La sentenza fece scalpore, tanto che il governo Berlusconi decise di farsi carico di tutte le spese processuali, sottolineando di «considerare tale impegno come un atto di doveroso rispetto e di solidarietà per i familiari delle vittime». Anche oggi non resta che correre ai ripari per evitare una doppia ferita a chi ieri sera è tornato a casa svuotato e pieno di amarezza dopo decenni di battaglie dentro e fuori dai tribunali.
Certo questa beffa si sarebbe potuta evitare modificando la legge in modo da non ripetere scandali come questo.

La sentenza di assoluzione però non era inattesa, come racconta - intervistato da Michele Brambilla - il fondatore della Casa della Memoria di Brescia, Manlio Milani: «Sulle responsabilità personali le prove non erano sicure e capisco che i giudici vogliano certezze». Ma restare senza giustizia è doloroso e umiliante.

Questo processo però non è stato inutile, le oltre millecinquecento testimonianze raccolte negli anni e le centinaia di migliaia di pagine di documenti ci offrono un quadro di verità che va divulgato e consolidato: la strage di Piazza della Loggia fu pianificata e realizzata da estremisti di destra che godettero prima e dopo il massacro di complicità e coperture da parte di uomini dei nostri servizi segreti. (...)

Il testo integrale sul sito web de laStampa

giovedì 12 aprile 2012

Il timoniere bendato (Adriana Cerretelli, ilSole24Ore)

È la non-Europa il vero bersaglio dei mercati. Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna, Italia e anche Francia sono di volta in volta obiettivi-test per verificarne la coesione che non c'è o, quando fa finta di materializzarsi, lo fa regolarmente sull'orlo del baratro, in ritardo e con il contagocce. In breve con azioni insufficienti per essere davvero convincenti. In questo modo, invece di disarmarli, si invitano a nozze gli speculatori di tutto il mondo. di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/X5XoS

mercoledì 11 aprile 2012

Guerra sui Mercati? Mantenere la Calma (Ma Agire)


Ascoltando i telegiornali di questa sera, si aveva la strana impressione che il nostro paese fosse ripiombato indietro di qualche mese, con spread a livelli molto alti e tensioni politiche casalinghe tutte giocate nelle dinamiche fra partiti (oggi in particolare all'interno della Lega).
Forse è il caso di mantenere la calma, e tentare di non seguire i giornalisti e i mercati nella loro ansia del minuto per minuto.

Certo, secondo alcuni commentatori i mercati avrebbero già condannato il governo Monti, e (tra l'altro) l'eccessiva titubanza nella riforma del lavoro. Mi pare un po' eccessivo fare una valutazione del genere; lo sguardo è probabilmente più ampio, legato a dati che non riguardano solo l'Europa, ma che naturalmente colpiscono il nostro continente perché più debole, o meglio più fragile (intendo cioè dire teoricamente non debole, ma con una struttura ancora in formazione).

Il discorso è sempre lo stesso, e se leggiamo come scossone casalingo un terremoto che è di più ampia portata rischiamo di fare fatiche inutili: fino a che i mercati non vedranno e sentiranno l'Europa come una comunità politica coesa, e quindi un Qualcosa/Qualcuno che sta dietro la Moneta e che può garantire i debiti dei singoli membri, sarà naturale per la speculazione vedere un bersaglio facile nei singoli paesi europei, a difesa dei quali non arriverà mai la risposta forte che sarebbe necessaria.

I Cattivi di questa recita - posto che di Cattivi si tratti, ma prendiamo per buona questa narrazione forse troppo semplificatoria - ci stanno inseguendo sapendo che il guadagno è facile, e il rischio è poco. Il Fondo Salva Stati è sicuramente inadeguato alle potenzialità di un gioco che ha leve elevatissime. Sono pochi carri armati, e anche un po' insicuri, di fronte a un esercito che ti salta addosso da punti diversi. Una guerra asimmetrica e perdente (per noi). A meno che...

Lo si è detto da più parti, e ormai lo abbiamo imparato. A meno che non arrivi la BCE e dica chiaro e tondo: garantisco io; e giochi pesante sul mercato, facendo piangere gli speculatori

Ma questa azione il Generale Draghi non può deciderla da solo; ha già fatto azioni in avanscoperta parecchio azzardate, e non può assumersi la responsabilità di una decisione che monetariamente è l'equivalente di una bomba atomica. 
Lo può fare se c'è un Presidente che dice: "Ora!", se c'è un'Autorità politica Una e Indivisibile che significhi al mondo "L'Europa c'è, e non è in svendita". 

Siamo ancora lontani da una situazione del genere; ma il paradosso positivo della tensione di oggi, è che a questo punto - quando anche la Spagna non riesce più a difendersi - siamo sempre più costretti a muoverci all'unisono. Per quanto molto imperfetto, il Fiscal Compact prende atto di questo, che siamo una realtà già de facto unita. 

Ora va fatto il passo in più. O almeno gli Eurobond, che comunque richiedono e implicano una Unione più forte. 

lunedì 9 aprile 2012

La laicità di Primo Levi

Parallelamente ai modelli, abbiamo seguito uomini che pure erano fatti come noi della creta di Adamo, ma li abbiamo idealizzati, ingigantiti, osannati come dei: potevano e sapevano tutto, avevano sempre ragione, avevano licenza di contraddirsi, di cancellare il loro passato. Adesso il delirio della delega pare finito, ad Ovest ed anche ad Est: non ci sono più le Isole Felici né i capi carismatici. Siamo orfani, e vi­viamo il disagio degli orfani. Molti di noi, quasi tutti, avevano trovato comodo, economico, riporre la pro­pria fede in una verità confezionata: era una scelta umana, ma errata, ed ora ne scontiamo il fallimento. Il nostro futuro non è scritto, non è certo: ci siamo sve­gliati da un lungo sonno, ed abbiamo visto che la condizione umana è incompatibile con la certezza.

Nessun profeta ardisce più rivelarci il nostro domani, e questa, l’eclissi dei profeti, è una medicina amara ma necessa­ria. Il domani dobbiamo costruircelo noi, alla cieca, a tentoni; costruirlo dalle radici, senza cedere alla tentazione di ricomporre i cocci degli idoli frantumati, e sen­za costruircene di nuovi.

*Primo Levi, L’altrui mestiere, Einaudi, Torino 1985, pp. 245-247

Le Mosse della Turchia

Mentre cresce il numero delle vittime della repressione siriana (secondo l'opposizione i morti dell'ultima settimana sarebbero almeno mille) si avvicina l'ultimatum fissato dalle Nazioni Unite per il cessate il fuoco tra l'esercito di Assad e i ribelli (la data è il 10 aprile), ma la situazione non sembra affatto migliorata. In mattinata ci sono stati scontri anche sulla frontiera libanese e nei pressi di un campo profughi al confine tra Siria e Turchia (sono rimasti uccisi due rifugiati e ferite 21 persone, tra cui un poliziotto turco) e il ministero degli Esteri turco ha protestato ufficialmente con il messo siriano ad Ankara chiedendo  che «le forze siriane smettano di sparare immediatamente» (l'attacco al campo profughi di Kilis è un attacco contro i ribelli ma anche inderettamente contro Ankara che li protegge).
E' proprio la Turchia in questo momento la pedina da seguire per capire che direzione prenderanno i prossimi giorni. (...)


La Turchia ha sempre meno voglia di Europa (video, A.Ferrari)

Leggi anche: "(...) SÌ AL PROGRAMMA NUCLEARE CIVILE? - Per questo – secondo un altro articolo sempre sul Washington Postla Casa Bianca potrebbe accettare un programma nucleare civile iraniano purché strettamente sorvegliato. L'idea è ancora vaga (e da perfezionare) ma Obama l'avrebbe fatta arrivare agli iraniani attraverso un canale turco. Segnali prima dei contatti diplomatici diretti con l'Iran dove verrà chiesto ai mullah di procedere alla chiusura dell'impianto di Fardow. Si tratta di un sito nucleare scavato nelle viscere di una montagna e dunque difficile da monitorare.

Usa, potenziata l'intelligence sull'Iran

Corri, bambina, corri... (Miriam Mafai)

Rivedendo alcuni articoli di Miriam Mafai, ho riletto questa breve dichiarazione - rilasciata per l'8 marzo del 2011 - che mi sembra rifletta tutta la persona come conosciuta da chi la leggeva. Di seguito anche una breve biografia.

FMM

Corri, bambina, corri..., tu che hai buona la testa, le gambe e il cuore. Corri senza rallentare davanti agli ostacoli, alla stanchezza, alla nostalgia (che pure talvolta ti coglie) del tempo della lentezza e della protezione. Corri per arrivare dove avevi deciso, per soddisfare il tuo sogno e la tua ambizione. La modestia, la rinuncia alle proprie ambizioni, se pure riuscirono, segretamente, a nutrirle, fu il connotato delle donne delle generazioni che ti hanno preceduto, donne educate alla modestia e alla rassegnazione, a mettersi al servizio dell'ambizione del maschio della famiglia, fosse il marito, il fratello, il figlio. Tu sei diversa, tu hai deciso di arrivare dove ti sei proposta. Tra le donne che oggi hanno successo, molte portano nomi illustri. Hanno successo, dunque, per diritto ereditario. Tu non hai un nome illustre, né una famiglia importante alle spalle, ma hai buona la testa, le gambe e il cuore. E hai diritto a correre, e ad arrivare prima se la corsa non sarà truccata. Noi, della generazione che è venuta prima di te, una generazione che si è impegnata nella corsa, che spesso ha vinto, che più spesso ha perso, ti daremo una mano, se ce la chiederai. Ma tu devi sapere che hai diritto a una corsa non truccata, che hai diritto al successo.

Come donne «nessuno ci ha regalato niente», ha detto una volta Miriam Mafai e forse è la frase che più si addice per ricordare meglio il temperamento di questa giornalista, e scrittrice, di vaglia, scomparsa oggi a Roma, che ha raccontato, dalle colonne di vari giornali (dall’Unità a Paese Sera, a Noi donne, a Repubblica), l’Italia degli ultimi 60 anni. Lo ha fatto partendo da idee di sinistra, ma senza mai risparmiare le critiche quando la sua parte politica sbagliava o era in ritardo nell’analisi dei cambiamenti della società.

Figlia di due pittori e intellettuali, Mario Mafai - esponente di spicco della Scuola Romana, e Antonietta Raphael - Miriam era nata a Firenze il 2 febbraio del 1926: in tempo per vedere il fascismo, l’Italia in guerra e le leggi razziali che avevano riguardato anche la sua famiglia, visto che la madre era ebrea e figlia di un rabbino lituano. Radici che Miriam ha sempre rivendicato con orgoglio come sue.
Una breve biografia di Miriam Mafai

Olanda, tanto rigore ma conti fuori posto (dal Sole24Ore)

I più ottimisti possono sperare che - più delle vicende greche, portoghesi o irlandesi - la deriva dell'ex virtuosa Olanda riuscirà a far riflettere sulla necessità, sempre più urgente, di una mutualizzazione dei debiti pubblici e in ultima analisi di un'unione politica. Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/6Hoke

venerdì 6 aprile 2012

"Non sono la Thatcher dell'Italia"

La riforma del lavoro merita «analisi approfondite», non «giudizi sommari». Perché è una riforma «complessa» che avrà un impatto «forte e positivo» sull'economia italiana gettando le basi per «l'aumento della produttività e la crescita dell'economia e dell'occupazione». Mario Monti risponde così al Wall Street Journal che dopo le lodi della settimana scorsa in cui paragonava il premier italiano a Margareth Thatcher, oggi ha criticato la «resa» alla sinistra e al sindacato Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/MHUQy

giovedì 5 aprile 2012

La Nota del Quirinale: Regole di Democraticità e Trasparenza nella vita dei partiti


"Esigenza di adeguate iniziative in sede parlamentare volte a sancire per legge regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti e meccanismi corretti e misurati di finanziamento della loro attività"

"Ferma restando l'autonomia dei procedimenti giudiziari in corso, e nel rispetto dei diritti sia degli indagati sia di tutti i soggetti interessati, è doveroso rilevare che sono venuti emergendo casi diversi di notevole gravità relativi alla gestione dei fondi attribuiti dalla legge ai partiti". E' quanto ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha così continuato: "Ne scaturisce l'esigenza - cui non possono non essere sensibili nella loro responsabilità le forze politiche - di adeguate iniziative in sede parlamentare volte a sancire per legge regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti, ai sensi dell'art. 49 della Costituzione, e meccanismi corretti e misurati di finanziamento dell'attività dei partiti stessi, sempre essenziale in quanto finalizzata a «concorrere a determinare la politica nazionale»".

domenica 1 aprile 2012

L'Europa tra Scilla e Cariddi, di Mario Deaglio (laStampa, 1 aprile 2012)

(...)L’Unione europea non può semplicemente accettare una situazione del genere e continuare a inchinarsi ai mercati finanziari perdendo di vista la sostenibilità sociale delle manovre in corso e considerando gli andamenti di tali mercati come una (l’unica?) variabile indipendente, alla quale bisogna sempre adeguarsi senza discutere. Dovrebbe invece da un lato porre ordine in tali mercati, impedendo ondate speculative troppo brusche e rimuovendo l’opacità che ne caratterizza certi segmenti e dall'altro spostare in avanti gli obiettivi di pareggio dei bilanci pubblici e di riduzione dei debiti pubblici troppo frettolosamente fissati nel patto fiscale o «patto di bilancio» dei primi di marzo. Un pareggio troppo frettoloso potrebbe destabilizzare il sistema europeo per un lungo periodo.Potrebbe poi introdurre qualche forma di tassazione dei circuiti finanziari (spesso sinteticamente indicata come «Tobin tax»): gli introiti di tale imposta, come anche una parte degli introiti derivanti dalle manovre dei vari Paesi, dovrebbero essere subito reimmessi nell’economia sotto forma di misure di stimolo invece di venire passivamente sacrificati al dio Moloch del pareggio da raggiungere al più presto possibile. Se non si vuole seguire questa linea, non va scartata a priori la proposta avanzata venerdì a Cernobbio da Nouriel Roubini - l’economista turco-americano, laureato alla Bocconi che è stato uno dei pochi a prevedere la crisi - di immettere una fortissima liquidità nel sistema fino a far svalutare l’euro del 30 per cento. Per non finire nelle bocche di Scilla o sugli scogli di Cariddi l’Europa deve in ogni caso fare un salto di qualità e smetterla con il suo compiaciuto linguaggio burocratico, con le conferenze stampa annullate per nascondere i contrasti, con una visione troppo miope e troppo pericolosa.