mercoledì 22 agosto 2012

Chiedere l'aiuto della BCE


I giornali e i media tendono a semplificare, e forse "voltano pagina" troppo frettolosamente. Non possiamo certo dire che la crisi sia passata; d'altro canto sono innegabili alcuni segnali positivi. Di semplificazione in semplificazione, si discute ancora di Monti bis; lo stesso premier ha però detto alcune parole significative nei giorni scorsi, lasciando intendere che la fisiologia democratica richiederebbe dopo le elezioni un governo politico "normale" capace - al di là della sua persona- di continuare nelle politiche di risanamento e nel rilancio del Paese.
L'impasse però c'è e deriva dal timore che i passi avanti di questo periodo vengano dilapidati da due fattori: campagna elettorale confusa e/o inutilmente conflittuale, ed elezioni non risolutive.
Da questo punto di vista l'unica possibilità di rassicurare i cittadini e i mercati che gli sforzi di questi mesi non siano vanificati da poche settimane di impazzimento politico passa per una strada molto stretta: la richiesta di aiuto alla BCE e la firma del relativo "memorandum".
Perché questo atto avvenga però nella massima chiarezza e serenità sono necessari alcuni presupposti: naturalmente il primo è che la Corte Costituzionale tedesca approvi l'ESM e che di conseguenza vengano resi operativi protocolli di attivazione semplici, efficaci, veloci; da un altro punto di vista è necessario che già a settembre/ottobre la Spagna chieda gli aiuti della BCE, e che si percepisca da questo atto (e dal memorandum relativo) che la crisi di Madrid è nettamente distinta dalla nostra, pur essendo episodi della stessa tempesta. 
A questo punto il governo Monti dovrebbe tirare fuori tutte le carte possibili per poter arrivare alla scadenza della legislatura con una posizione dell'Italia ulteriormente rafforzata, rendendo teoricamente "inutile" l'aiuto della BCE.
Qui è il nodo e la difficoltà della cosa:
perché l'aiuto sia una garanzia per il futuro e non venga percepito dagli Italiani come ricatto esterno; perché la richiesta di aiuto sia vista come conseguenza e compimento del percorso di risanamento, e non "sconfitta" di esso; ebbene, esso deve essere richiesto solo alla fine della legislatura (non prima) e soprattutto deve apparire teoricamente inutile (e lo sarebbe anche di fatto, dovrebbe essere percepito solo come "misura di sicurezza").
In questo senso non vi è contraddizione fra il continuare a chiedere la fiducia su un percorso duro come quello iniziato da Monti e comunque ipotizzare la necessità di richiedere l'aiuto della BCE: esso verrebbe a chiudere un percorso e al tempo stesso aprirne un nuovo, divenendo "alleggerimento" delle fatiche del futuro governo, e non minaccia aggiuntiva; garanzia di libertà di manovra (vincolando il governo al di là della sua maggioranza), e non solo vincolo esterno.
L'Italia ce la farà da sola: ma per poter passare il guado della nuova legislatura in sicurezza non sarebbe drammatico chiedere l'aiuto di Draghi. 
Ne guadagnerebbe la serenità del paese, che potrebbe discutere concretamente non di illusioni ma delle alternative concrete all'interno del quadro europeo, che dobbiamo senza dubbio confermare.

FMM

Nessun commento:

Posta un commento