venerdì 31 agosto 2012

Il nodo "doppia vigilanza" (ilSole24Ore)

Tutto questo dimostra che l'integrazione delle funzioni di supervisione era necessaria, ma aiuta anche a capire che gli ostacoli da superare sono molti e ardui. Il primo problema, fondamentale, è che avendo troppo aspettato, finiremo per avere non uno, ma due livelli di supervisione bancaria: la neonata Eba per l'intera Unione europea e la Bce per i 17 paesi dell'area dell'euro. È una scelta quasi obbligata, vista la specificità della crisi attuale dell'euro, che - per i motivi già discussi su queste colonne - sconsiglia di spostare a Francoforte solo i poteri per le grandi banche sistematicamente rilevanti. Comunque, non si tratterà di una convivenza facile e richiederà un coordinamento ferreo per evitare che i vantaggi competitivi si spostino a Londra o altrove. Il compito di redigere il Single rule book, cioè istruzioni di vigilanza omogenee, su cui l'Eba sta oggi lavorando, deve essere confermato e anzi accelerato. di Marco Onado - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/3R70j 

giovedì 30 agosto 2012

Chiedere l'assistenza senza chiederla veramente

Segnalo due riflessioni apparse sul sole24ore. Sottolineo in particolare in grassetto alcuni passaggi che mi sembrano andare nella direzione di quanto ipotizzavo in un precedente post, soprattutto Bastasin nel passaggio in cui parla di "chiedere l'assistenza senza chiederla".

FMM

Della dotazione di una licenza bancaria al fondo di stabilità Esm se ne potrà anche fare a meno, in futuro, ora che la Banca centrale europea ha deciso di reintrodurre, tra le misure non convenzionali, l'acquisto dei titoli di Stato sul secondario. Quello di cui invece proprio non si potrà fare a meno, in prospettiva, è il format del nuovo Memorandum of Understanding contenente le condizionalità "leggere" per gli Stati che non hanno bisogno di finanziamenti esterni per far quadrare i conti pubblici, che non sono oggetto di salvataggi o bail-out firmati da Ue-Fmi ma che, per contrastare la speculazione, si trovano costretti ad attivare lo scudo anti-spread dei fondi di stabilità Efsf/Esm. Questi due nodi, la licenza bancaria e la condizionalità, non sono stati sciolti ieri, nel corso dell'incontro Monti-Merkel. di Isabella Bufacchi - Il Sole 24 Ore - leggi su Ma il "bazooka" non serve più

Se non basterà a contenere gli spread che stanno lacerando l'area euro, bisognerà compiere l'ultima operazione nell'ombra: far sì che un paese, in buona parte in linea con le raccomandazioni europee, chieda l'assistenza senza chiederla veramente. Sul tavolo c'è l'ipotesi di una sorta di «auto-impegno» dei paesi in cerca di assistenza. Sarebbero loro a scrivere il proprio memorandum pluriennale di riforme da presentare alla Commissione europea, sulla base delle analisi della Commissione stessa, per poi affidare la decisione di assistenza ai Fondi europei di stabilità e alla stessa Bce come se fosse una loro iniziativa autonoma. Può sembrare un artificio stravagante, ma a ben vedere sarebbe un passo in una dimensione federale in cui verrebbero tutelate sia alcune prerogative nazionali, sia i margini di decisione autonoma delle istituzioni comuni europee. Una complicata e non appariscente coerenza, per un sistema in cui purtroppo l'unica politica di Carlo Bastasin - Il Sole 24 Ore - leggi su Il vero "scudo" è fare sul serio 

mercoledì 29 agosto 2012

Mario & Mario

Gli interventi di Mario Monti (intervista di Fabrizio Forquet sul Sole24Ore) e Mario Draghi (da Die Zeit, tradotta da Linkiesta).
I grassetti della citazione di Monti sono miei; mi sembrano particolarmente importanti per rilevare come si stia tentando di trovare un percorso particolare per l'Italia; e anche se non si parlerà di esplicito aiuto "su richiesta", comunque c'è all'orizzonte l'ipotesi di appoggio della BCE ("Francoforte potrà anche valutare autonomamente", dice il Presidente del Consiglio italiano).
L'importante è: 1) Dal punto di vista di Monti: necessario ribadire che l'Italia è in una situazione diversa dalla Spagna e che l'eventuale appoggio da parte dell'Europa non deve essere vissuto come giogo esterno; 2) dal punto di vista di Draghi: è fondamentale far comprendere a Germania e altri paesi "rigoristi" come l'azione della BCE possa spostarsi su vie eccezionali, ma sempre in coerenza con il mandato della Banca Centrale. 
Due interventi da leggere in parallelo per capire le dinamiche che si aprono nei prossimi giorni.
FMM

Tra le questioni più spinose per l'Italia c'è la definizione dei contenuti del memorandum of understanding, il documento con gli impegni che va siglato nel caso di richiesta di attivazione dei meccanismi di stabilizzazione finanziaria. C'è chi teme condizioni aggiuntive e gravose. «Qui il lavoro è tutto da fare, il terreno è ancora vergine». La formulazione adottata dal vertice del 28-29 giugno è alquanto vaga. «Dovranno lavorarci i ministri delle finanze. Per quanto riguarda l'Italia, abbiamo dichiarato di non averne attualmente bisogno». E se la situazione dei tassi dovesse aggravarsi? «Di certo non voglio che l'Italia, dopo gli sforzi e i risultati ottenuti, sia sottoposta a una sorta di commissariamento intrusivo come avvenuto per Paesi che avevano bisogno di aiuti per chiudere i propri bilanci. Noi non siamo in quella situazione». Di certo c'è che la Bce interverrà solo dopo una richiesta di attivazione dei Fondi Ue... «Non solo è così, ma Francoforte potrà anche valutare autonomamente se intervenire o meno in caso di richiesta di aiuti. Non ci sono automatismi su questo». di Fabrizio Forquet - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/VuUAd

Dalla prospettiva della Bce, una forte unione economica è un complemento essenziale per una politica monetaria comune. Per fare ciò occorrerà un processo strutturato in una sequenza corretta. Tuttavia i cittadini potranno essere certi che questi tre elementi resteranno costanti. La Bce farà quel che è necessario per assicurare la stabilità dei prezzi. Resterà indipendente. E agirà sempre nei limiti del suo mandato.
Eppure è necessario comprendere che raggiungere il nostro obiettivo richiede, a volte, di andare oltre gli strumenti standard di politica monetaria. Quando i mercati sono frammentati o influenzati da paure irrazionali, i segnali della nostra politica monetaria non raggiungono uniformemente i cittadini di tutta l’area euro. Dobbiamo creare queste limitazioni per assicurare una singola politica monetaria e quindi la stabilità dei prezzi per tutti i cittadini dell’area euro. Questo potrebbe richiedere, a volte, misure eccezionali. Ma questa è la nostra responsabilità come banca centrale dell’area euro.
La Bce non è un’istituzione politica. Ma è obbligata nelle sue responsabilità come istituzione dell’Unione Europea. Così, non perdiamo mai di vista la nostra missione di garantire una moneta stabile e forte. Le banconote che noi distribuiamo portano la bandiera europea e sono un simbolo potente dell’identità europea.
Chi vuole tornare indietro al passato non capisce il significato dell’euro. Chi afferma che solo un pieno federalismo può essere sostenibile alza la barra troppo in alto. Quello di cui abbiamo bisogno è uno sforzo graduale e strutturato per completare l’Unione Monetaria Europea. Questo, alla fine, darà all’euro le fondamenta stabili di cui ha bisogno. Otterrà pienamente l’obiettivo finale per cui l’Unione e l’euro erano stati fondati: stabilità, prosperità e pace. Noi sappiamo che a questo aspirano le persone in Europa e in Germania.

martedì 28 agosto 2012

La primavera araba non giova alle donne (laStampa)

Non sempre il progresso giova alle donne. La Tunisia ne ha offerto da poco un infelice esempio. Grazie al Codice del 1956 e a successive riforme, rappresentava un ammirato precursore dell’emancipazione femminile tra i Paesi arabi. E il nuovo corso tunisino è stato considerato il più assennato tra quelli scaturiti dalla Primavera araba. I risultati elettorali del 2011 non hanno premiato i partiti laici moderati, ma i rischi di chiusure islamiste parevano evitabili. Purtroppo la Commissione «Diritti e libertà» dell’Assembla Costituente tunisina, in disinvolta contraddizione con il proprio titolo, ha approvato un nuovo articolo 28 che retrocede le donne. Afferma infatti: «Lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna», un’affermazione positiva solo all’apparenza; secondo Roberta Aluffi, studiosa di diritto delle religioni, si tratta di una rischiosa espressione islamista perché implica specifici diritti femminili (il dono matrimoniale e il mantenimento), cui potrebbero fare da pendant pesanti diritti maschili (il ripudio e l’obbedienza delle donne di famiglia). L’articolo 28, inoltre, vuole la donna «associata» o «complementare» all’uomo non solo nella sfera familiare, ma anche nella «edificazione della Patria»; quindi, a differenza di quanto normalmente teorizzato da pensatori islamisti, in Tunisia il paternalismo potrebbe toccare anche la sfera pubblica (...)

venerdì 24 agosto 2012

Eurobond: non più solo ostracismo (dal Sole24Ore)

«Il principale punto di forza della proposta Prodi sta nel fatto che il capitale sarebbe conferito in beni reali. Questo permetterebbe anche a governi meno liquidi come quelli dei paesi mediterranei, di potervi partecipare a pieno titolo, rafforzando la credibilità e attrattività di questi strumenti di debito. Si sfaterebbe così la falsa immagine dei paesi mediterranei come "free riders" dell'Europa, quelli che alla fine non pagano il conto. Il Sud Europa ci metterebbe le proprie risorse! Questo conforterebbe gli ambienti tedeschi più scettici che temono che alla fine la Germania pagherà per tutti». di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/3UZgR  

giovedì 23 agosto 2012

Se Berlino torna alla realpolitik (dal Sole24Ore)

Però il dibattito tedesco si sta facendo più articolato. Soprattutto Angela Merkel pare essersi convinta che, per lei e la sua riconferma alla Cancelleria, sarà meglio presentarsi alle elezioni del settembre 2013 con in tasca l'euro piuttosto che senza. Il collasso della moneta unica provocherebbe infatti uno shock dai costi enormi e, soprattutto, dalle conseguenze imprevedibili in Europa e fuori. di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/ZKTEm 

mercoledì 22 agosto 2012

Chiedere l'aiuto della BCE


I giornali e i media tendono a semplificare, e forse "voltano pagina" troppo frettolosamente. Non possiamo certo dire che la crisi sia passata; d'altro canto sono innegabili alcuni segnali positivi. Di semplificazione in semplificazione, si discute ancora di Monti bis; lo stesso premier ha però detto alcune parole significative nei giorni scorsi, lasciando intendere che la fisiologia democratica richiederebbe dopo le elezioni un governo politico "normale" capace - al di là della sua persona- di continuare nelle politiche di risanamento e nel rilancio del Paese.
L'impasse però c'è e deriva dal timore che i passi avanti di questo periodo vengano dilapidati da due fattori: campagna elettorale confusa e/o inutilmente conflittuale, ed elezioni non risolutive.
Da questo punto di vista l'unica possibilità di rassicurare i cittadini e i mercati che gli sforzi di questi mesi non siano vanificati da poche settimane di impazzimento politico passa per una strada molto stretta: la richiesta di aiuto alla BCE e la firma del relativo "memorandum".
Perché questo atto avvenga però nella massima chiarezza e serenità sono necessari alcuni presupposti: naturalmente il primo è che la Corte Costituzionale tedesca approvi l'ESM e che di conseguenza vengano resi operativi protocolli di attivazione semplici, efficaci, veloci; da un altro punto di vista è necessario che già a settembre/ottobre la Spagna chieda gli aiuti della BCE, e che si percepisca da questo atto (e dal memorandum relativo) che la crisi di Madrid è nettamente distinta dalla nostra, pur essendo episodi della stessa tempesta. 
A questo punto il governo Monti dovrebbe tirare fuori tutte le carte possibili per poter arrivare alla scadenza della legislatura con una posizione dell'Italia ulteriormente rafforzata, rendendo teoricamente "inutile" l'aiuto della BCE.
Qui è il nodo e la difficoltà della cosa:

"In cantiere a questo punto ci devono essere le gru"

(...) Cosa c'è ora in cantiere?
«In cantiere a questo punto ci devono essere le gru. Direi».
Cioè?
«Mi spiego: se dovessimo iniziare oggi, a settembre, a fare le riforme perché abbiano effetto a dicembre, staremmo freschi. Adesso è il momento di attuare quello che abbiamo fatto dal 15 novembre. La gente ora deve vedere le gru nei cantieri, gli asili che aprono, i bandi che partono». 
Quindi l'agenda della crescita non esiste? 
«La nostra missione è quella di realizzare gli interventi. Non si tratta soltanto di scrivere i regolamenti ma di vigilare perché tutta la catena decisionale si attivi: dal centro alla periferia».
Un esempio.
«La riforma del lavoro: dobbiamo lasciare al prossimo governo un processo avviato tanto per la nuova assicurazione, l'Aspi, quanto per i centri di impiego. Liberalizzazioni: si deve agire concretamente sui servizi ferroviari, gli ordini i monopoli».(...)

martedì 21 agosto 2012

La battaglia sul valore degli Stati (dal Sole24Ore)

In questo senso, la diga di Draghi, ovvero una sistema di tassi-base prefissati per ciascun Paese dalla Banca europea, il cui superamento farebbe scattare l'acquisto di titoli da parte della Bce, e garantiti dal Fiscal compact, diventa a questo punto stringente e inderogabile per ogni Stato. Pena il fallimento del Sistema, per le stesse ragioni che venti anni fa portarono alla morte dello Sme, basato su un similare meccanismo. Non si può dunque scoprire come emergente una questione che affonda le radici in quasi 60 anni di costruzione europea. Se dunque il Fiscal compact diventa in questo quadro la garanzia stessa di sussistenza dello scudo di Draghi sull'Europa, per l'Italia completare rapidamente il percorso delle riforme è stringente e inderogabile di Alessandro Plateroti - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/m2nWe 

mercoledì 8 agosto 2012

Marcinelle, Non Solo Memoria

Anche quest'anno il ricordo della tragedia di Marcinelle occupa poco spazio, nei nostri quotidiani, come nelle nostre giornate.
Come già scritto due anni fa, probabilmente concorrono a questa difficoltà di memoria vari elementi: il cadere estivo della ricorrenza, la non coincidenza con un particolare evento più "grande" (guerra, o simili).
Eppure, Marcinelle segna per certi aspetti un nodo della memoria che dovremmo riscoprire, perché in qualche modo legato fortemente all'identità europea, e al suo farsi prima comunità economica, e poi politica.
Quelle vittime ci dicono qualcosa anche dell'oggi.

E forse nell'oggi dovremmo riscoprire molte verità del lavoro e dei lavori, "verità" (sia detto con molte virgolette e molta prudenza) che non sono legate a "diritti" intesi come garanzie di legge, e neanche a "sicurezza" intesa come legislazione e formazione (tutte cose necessarie, si badi, e a cui giustamente ci si richiama in genere in questa giornata).

C'è da riscoprire il senso del lavoro come possibilità di costruire un futuro diverso, come attività etica, fatta con gli altri, e non contro gli altri.
Il lavoro come fonte di coesione sociale.

L'Europa deve ricostruire questo senso, per onorare al meglio le vittime di Marcinelle.

Francesco Maria Mariotti

domenica 5 agosto 2012

"Un deciso passo avanti" (Ignazio Visco)

"Io ho l'impressione che ci sia stato un certo fraintendimento, sull'esito di quella riunione. La Bce non solo non ha fatto alcun passo indietro, ma semmai ha fatto un deciso passo avanti sulla via del ripristino del funzionamento corretto dei meccanismi di trasmissione della politica monetaria, e quindi della stabilità della moneta unica. Stiamo ai fatti e ai documenti ufficiali. Nella decisione di giovedì scorso ci sono tre elementi fondamentali, che vanno sottolineati. Il primo: c'è stato un riconoscimento unanime sul fatto che una parte importante dei differenziali tra i tassi di interesse sovrani di alcuni paesi, i cosiddetti spread, riflette soprattutto i timori di un break-up, una dissoluzione, dell'euro, e quindi qualcosa di "esogeno" rispetto ai fondamentali dell'economia degli stessi paesi, cioè le dinamiche del debito pubblico e del disavanzo, i livelli di crescita e così via. E poi c'è stato il riconoscimento del fatto che anche questa componente 'esogena', non legata ai fondamentali, dipende a sua volta dai comportamenti dei governi e delle istituzioni europee: tanto più questi comportamenti dimostrano la convinzione che l'euro è una conquista irreversibile, tanto più si riducono i premi per il rischio, e quindi i rendimenti dei nostri titoli di Stato e i differenziali tra un paese e l'altro".

venerdì 3 agosto 2012

La battaglia della BCE e dell'Europa è solo all'inizio


La lettura odierna - un po' più "distaccata" - della conferenza stampa di Mario Draghi conferma quanto si diceva ieri: la volontà politica del Presidente della BCE rimane forte e netta, e la guerra allo spread è ormai dichiarata.
Certo, rispetto al "tutto e subito" che richiederebbero i mercati e la politica permane una distanza rilevante che va colmata: altrimenti le ipotesi fatte da Monti di governo antieuropeo non sarebbero valide solo per l'Italia.
Il cammino è ancora lungo, lo Zar non ha voluto portare lo strappo oltre misura, anche perché probabilmente le controindicazioni (politiche e legali, e forse anche economiche) sarebbero state pesanti, al di là dei benefici più o meno immediati.
Ora sta all'Europa tutta riprendere il cammino che sembrava interrotto, e dimostrare al mondo che non verrà messa in discussione uno dei più bei sogni della storia della politica internazionale.
Se riprenderemo la tensione di questa sfida, allora sì sarà vera svolta, e si vedrà luce, in fondo al bruttissimo tunnel che stiamo vivendo, e che rischia di portare a comettere errori gravi, dettati dalla paura.

Francesco Maria Mariotti

giovedì 2 agosto 2012

BCE con il freno tirato? Vedremo...

Il resoconto della conferenza stampa di Draghi, che sembra aver deluso i mercati, ad una prima valutazione; da notare che comunque l'ipotesi di intervenire sul mercato secondario c'è, ed è forte (unanime) la volontà di fare tutto il possibile. 
Oggi - anche per via del fatto che le decisioni sono state sul piano generale, più che operative - sembra aver prevalso la sottoineatura dei limiti del mandato BCE. Ma la volontà politica di Draghi sembra ancora netta. Vedremo...
Non ci sarà il bazooka, forse. Ma potrebbe non essere lontano il momento in cui sarà necessario superare le titubanze. La "guerra" allo spread è stata dichiarata, comunque.


FMM

mercoledì 1 agosto 2012

Una governance ma tante Europe (ilSole24Ore)

Allo stesso tempo, l'Italia dovrebbe accompagnare tale integrazione fiscale e bancaria con un progetto originale e realistico di governo politico dell'Europa dell'euro. Un progetto che tenga presente i cambiamenti radicali intervenuti negli ultimi tre anni nella struttura decisionale dell'Unione, quali l'indiscutibile preminenza decisionale acquisita dal Consiglio Europeo e l'efficace ruolo di controllore di quest'ultimo esercitato dal Parlamento Europeo. di Sergio Fabbrini - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/GQ3UB