giovedì 1 marzo 2012

L'Emergenza Non E' Finita

Bene lo spread che scende, ma guai a farsi illusioni. Giustamente Monti oggi usa toni più ottimisti di quelli utilizzati in passato, ma sa benissimo che lo sforzo per rendere realmente l'Italia un paese meno bizantino dovrà durare, per riuscire completamente, molti anni. E deve soprattutto diventare "abitudine" politica - ethos, costume condiviso - l'attenzione ai conti, il rigore contro gli sprechi, il promettere solo ciò che si può mantenere. A ben vedere gli italiani lo sanno, ed è per questo che le voci insistenti di un nuovo reincarico a Monti dopo le le elezioni possono apparire credibili, per quanto "strana" possa essere la cosa: tutti sono consapevoli che il percorso è appena iniziato. 

Anche perché il compito di Monti non è solo "domestico", e al più presto è necessario far vedere che qualcosa cambia in Europa, come da appello sottoscritto insieme ad altri capi di governo. Come ben spiega Adriana Cerretelli sul Sole 24 Ore, l'Europa si regge su un insopportabile doppiopesismo, per cui si è rigoristi contro alcuni paesi, mentre i supposti primi della classe accumulano ritardi di altro tipo, resistendo contro l'apertura di un vero mercato unico. Anche questo sforzo non può essere limitato all'oggi, e non può dipendere - in Italia come in altri Paesi - dal fatto che vinca l'una o l'altra parte politica. 

Guai se eventuali risultati elettorali nazionali dovessero compromettere questo inizio di federazione politica, che in qualche modo - anche se con grandi tentennamenti e contraddizioni - cominciamo a vedere, anche a partire dal "commissariamento" della Grecia, che non deve spaventarci. 

La democrazia sta cambiando, il concetto di sovranità sta radicalmente mutando pelle. 
E' l'emergenza, che non è finita, ma è anche il travaglio che preannuncia qualcosa di nuovo.

Francesco Maria Mariotti

Chi siano i primi della classe dell'euro è noto. Meno noto forse è che quei virtuosi della disciplina di bilancio e campioni del rigorismo più severo, alla prova del mercato unico europeo non solo non brillano per altrettanta diligenza ma accumulano ritardi, infrazioni e derive protezioniste come gli altri e anche peggio degli altri comuni mortali dell'Unione. Poco male se euro e mercato unico non fossero tra loro legati a doppio filo e, con loro, il posto dell'Europa nel mondo globale. di Adriana Cerretelli - Il Sole 24 Ore - leggi su Virtù di bilancio vizi di mercato

Il governo Monti, sulla scia di un'idea maturata in sede europea, intende affidare al rigore fiscale e al libero mercato il compito di garantire la tutela del benessere economico, anzi promette una ripresa. È un'eresia credere che ciò si possa ottenere partendo da una presenza pubblica che assorbe metà del prodotto nazionale lordo, proponendosi di lottare contro l'evasione per dare migliori servizi (lo dice la pubblicità di Palazzo Chigi) e toccando piccoli interessi, dai tassisti ai notai e ai farmacisti.

Per crescere vi è una e una sola via: cedere il patrimonio pubblico per rimborsare il debito pubblico e investire; ogni altra forma peggiora il benessere sociale. L'idea che il mercato, quello che abbiamo, non quello che è descritto nei libri di testo, si possa fare carico dei problemi italiani ed europei è una mistificazione della realtà che ci consegnerà a termine una società peggiore, forse ingovernabile come la Grecia. L'Italia ha di fronte due alternative: ottenere la modifica dell'architettura istituzionale dell'Unione, muovendo verso un sistema di cooperazione civile tra i Paesi membri, oppure accettare che la Germania prenda la guida del Vecchio continente, purché sia disposta ad assumersene la responsabilità politica.(...) 

Contrariamente a molto criticismo superficiale, l’Europa non può essere biasimata per l’imposizione di misure di austerità alla Grecia. Questa è la contropartita necessaria ad un grande sforzo per il sostegno finanziario, e un paese con tali enormi squilibri deve necessariamente essere oggetto di estremo rigore. Invece l’Europa può essere rimproverata per un programma inizialmente in ritardo, mal progettato, non bilanciato ed iniquo. di Jean Pisani-Ferry - Il Sole 24 Ore - leggi su Chi ha perso la Grecia? 


Ma questo è un governo come l’Italia non ne ha mai avuti nella Seconda Repubblica: un governo spesso e forte. Chi vorrà vincere le elezioni e fare parte del prossimo governo dovrà riuscire a essere almeno altrettanto credibile: non basterà agitare le solite parole d’ordine, brandire i simboli storici e rifugiarsi nel copione che conosciamo a memoria, manifestazioni, slogan e manfrine sui giornali. L’asticella si sta spostando verso l’alto. L'asticella, di Francesco Costa, ilPost

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