venerdì 30 dicembre 2011

Il caso Orbán, Minaccia per l'Europa

Dobbiamo tornare a guardare ad est con molta preoccupazione. Le ultime notizie sull'Ungheria di  Orbán ci inducono a riflettere sui rischi - per tutta l'Europa - che la crisi economica e sociale possa diventare - di nuovo, come negli anni '30 del secolo scorso? - una minaccia per le basi democratiche della nostra convivenza. Minaccia e dunque sfida per una comunità europea che deve riflettere sul senso della propria esistenza, al di là delle questioni - pur fondamentali - di bilancio pubblico. 

Siamo cresciuti e ci siamo organizzati come europei - dopo la seconda guerra mondiale - proprio perché non tornassero più gli spettri dell'intolleranza e di regimi illiberali. Forse questa sfida può portarci a essere più forti, se saremo capaci di combattere. Ora. Subito.

Francesco Maria Mariotti

Ma da dove viene? E, soprattutto, dove vuole (o può) arrivare? Prima di diventare il leader più autoritario (e ansiogeno) d'Europa, l'ungherese Viktor Orbán, 48 anni, è stato un oppositore del regime comunista, si è laureato in legge (con tanto di stage a Oxford), ha professato idee social-liberali, ha fatto il parlamentare europeo fino a ricoprire la carica di vicepresidente del Ppe. Dieci anni fa, quando guidò per la prima volta il governo, Orbán si preoccupava di tagliare le tasse, ridurre la disoccupazione e guidare il suo Paese all'appuntamento con l'Europa. Ora, tornato al potere nell'aprile del 2010, farnetica sul ritorno della Grande Ungheria (ma forse si accontenterebbe anche del formato medio uscito dopo la Prima guerra mondiale). Intanto minaccia di ridurre la Banca centrale a semplice «ufficio bolli» dell'esecutivo, di soffocare definitivamente giornali e televisioni non graditi, di varare una grottesca legge elettorale che favorirebbe in modo smaccato il Fidesz, «l'Alleanza dei giovani democratici», il partito fondato nel marzo del 1988 dall'Orbán che il mondo sta imparando a conoscere.(...)




I negoziati sono durati poco. Il 16 dicembre il Fondo monetario internazionale e l'Unione europea hanno deciso di sospendere i colloqui con Budapest sull'eventuale aiuto finanziario all'Ungheria. Le due istituzioni sono infatti convinte che la riforma della Banca nazionale ungherese presentata dal governo di Viktor Orbán minacci l'indipendenza dell'istituzione. Secondo il progetto di legge il governo e il parlamento, dove il partito di Orbán può contare sui 2/3 dei seggi, potranno nominare alcuni dirigenti della banca.
Secondo Népszabadság questo nuovo episodio dimostra che "l'Unione comincia già a rinunciare al dialogo con il regime di Orbán: perché finanziare un sistema autoritario, antidemocratico e antieuropeo? Il problema è che la delegazione è partita, ma noi restiamo. Sull'orlo dell'abisso".(...)
(...) Un altro testo legislativo prevede la fusione tra banca centrale e autorità di vigilanza dei mercati, che potrebbe diluire i poteri del governatore. Il 1° gennaio poi entreranno in vigore modifiche alla Costituzione che secondo molti osservatori comportano una riduzione delle libertà fondamentali. Vi sono stati cambiamenti alle leggi che regolano la stampa e le attività religiose, così come riduzioni ai poteri della magistratura.
Il braccio di ferro che il primo ministro Orban ha deciso di avere con le autorità comunitarie sorprende. (...)

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